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Una pagina.

Il tempo della giovinezza. Una stagione. Doveva essere un rifiorire di speranze per l’appunto. Fiori che dormono sotto la neve, che non aspettano altro che il disgelo, le estese praterie o i colli o le radure tremanti di qualche fremito appena adunco su un risveglio. Così devono mostrarsi le ragazze. Non sciupate sulla vita o quel che appare, tanto grossolana, spersa nei chiassi di una periferia, ignobile per magrezza di prospettiva e un abuso di volgarità non necessariamente conciliabili con il parametro della miseria morale. Le ragazze della periferia erano precoci, come le compagne di scuola nel rione delle case popolari. Poi avvizzivano subito. Ma intanto esplodevano, nel mentre che occorreva, splendide corolle turgide, al cui confronto sarei apparsa come un crisantemo, pallida e smagrita, non guardata.

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