Anime morte.
- veronicatomassini9
- 6 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 7 apr
I centomila da piazza Vittorio ai Fori Imperiali a Roma sembravano idranti di consapevolezza nella coscienza collettiva che con un miracolo (assurdamente, miracolo prodotto dalla distopia del tempo in cui viviamo) sia esplosa, montando piano piano nell'alveo dell'indignazione. Provate a riflettere: le bandiere realmente pacifiche, prima che pacifiste, aprivano l'aria in direzione di un orizzonte, era come se ci avessero, tutti i centomila del corteo, spalancato il costato, oppresso da anni di manipolazione, di menzogna.

Siamo oggetto di abusi emotivi, da parecchio tempo. L'oppressione e l'inganno ci inchiodano a una apnea di minuti, ore, una asfissia quotidiana. Ci hanno ostacolato ogni via di uscita, inibendola, proponendoci il solo linguaggio del pensiero diabolico, bellicista, prima con le false sembianze dell'allarme pandemico, definito uno degli scandali più vasti e gravi degli ultimi anni, per cui si indaga al momento sugli affari della VDL. Messaggi privati e contratti con la nota multinazionale farmaceutica (andate a verificare). Erano prove di laboratorio. Sono riusciti a farvi credere ogni idiozia, ogni volta sempre più idiozia, magari divertendosi moltissimo a vederla applicata. Continuano. Assoldano più o meno le stesse facce tra i cosiddetti intellettuali, gli esecutori della comunicazione.
Anime morte. Lo abbiamo sentito fortemente, io almeno, nella piazza voluta da Serra. Visi oscuri, torvi, pesante nell'insieme la quinta in cui si svolgeva un carosello cinereo che inneggiava alla guerra con guizzi di un militarismo da camicia nera. Indimenticabile Scurati in total black con quella non traducibile faccia impressa nel nostro sgomento; non trovo l'esatto aggettivo. Pesantezza. Quel caravanserraglio di reclutati, di astanti confusi, il tutto in un clima gravoso trascinato da non meglio precisati slogan. Armi o pace? Immaginate certi paesaggi morbosi, quasi proustiani.

Linguaggio arrotato su apologie del secolo scorso, come scriveva Malaparte nel suo La pelle, con cadenze affettuose e maligne. Così abbiamo subito ancora una volta la nostra dose di oppressione e violenza emotiva, psicologica, terrore indotto, inesplicabilità nel dover ricevere affermazioni deficienti, assolutamente cretine, doverle incassare con frustrazione. Corrado Augias e il suo duetto con la suora; Prodi e Fazio; duetti patetici, un crimine della comunicazione (se pensiamo all'obiettivo finale: spedire al massacro generazioni intere; la distruzione di un continente, di un pianeta persino); Floris e Formigli. Il serale della Gruber, martello pneumatico.
I musicanti. Il professore andato, canuto, che sproloquia sovranità confezionate per l'occasione. Il solito bretelle rosse, di stanza nella grande mela. L'altro, quello del caffettino.

Tutta gente che verrebbe riformata, che al fronte non andrebbe mai, neanche se avessero vent'anni a guardarli bene. Manderebbero i nostri figli. E al fronte non ci vogliono andare. Non vogliono morire, i figli di tutte le mamme. Soprattutto le mamme ucraine. O Anche russe. Sono spariti milioni di ragazzi, giovanotti, fanciulli. Milioni. Capite? Morti. Sepolti. Cenere.
La guerra è bella. Stanno cercando di introiettarla nel nostro inconscio. Tecniche manipolative. Necessaria. Innocua. Finanche a la page. Se pensiamo ad un articolo davvero delirante uscito su Repubblica. Far entrare nelle nostre vite l'idea accertata di una guerra nucleare, con i suoi dettagli modaioli, i bunker super accessoriati. Una favola. Non si riesce nemmeno a ridere per tanta stupidità così bene applicata.

A sorridere. Non so. A stropicciare gli occhi. In quale distopia malvagia e abietta siamo finiti? A quale pubblico si rivolgono gli esecutori della comunicazione e i burattinai alle loro spalle?
Cos'è la guerra? La guerra sono le ombre che si stagliano sopra il boato, la detonazione, sembrano rondini, invece sono corpi in volo, smembrati, bambini, mamme, padri, fratelli. L'immagine è un frame che circola sul web, catturato da un video, a Gaza.
La guerra sono i sopravvissuti dei barconi. Ricordo qualcuno, proveniente dalla Siria.
La guerra è il video mandato ad una madre. Il soldato di là scrive: vedi quel cane? Cos'ha in bocca quel cane? Ha in bocca tuo figlio.
Pezzi di carne morta, in bocca a un rottweiler.
Eppure l'umanità può fallire ancora meglio. Ad esempio c'è un tale che sponsorizza al ritmo di un rapper bunker post atomici:
Non so se i centomila per la pace in corteo a Roma ci salveranno.
Non ci sarà un post atomica, lo sappiamo tutti.
Non ci sarà un domani da guadagnare grazie al kit divulgato dalla tizia commissaria europea. Lo sappiamo. Casomai bisognerebbe solo augurarsi di crepare prima di vedere il fungo. Non so cosa sia peggio. Ad esempio assistere al reclutamento dei nostri figli. Una cartolina verde nella buca delle lettere. Comunque l'esito sarebbe lo stesso, la fine.

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